LCR e NSFR: come le banche tengono monitorato il rischio di liquidità

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Per resistere a un’eventuale crisi economica, per assicurare una stabilità alle banche, per arginare il rischio di uno shock di liquidità sono stati ideati due strumenti di regolamentazione finanziaria: il Liquidity coverage ratio (LCR) e il Net stable funding ratio (NSFR). Tuttavia, entrambi hanno obiettivi differenti e si basano su criteri di valutazione diversi tra loro.

I due requisiti patrimoniali

Durante la crisi finanziaria del 2007-2009, diverse banche, tra cui la britannica Northern Rock e le banche di investimento statunitensi Bear Stearns e Lehman Brothers, hanno subito una crisi di liquidità, a causa della loro eccessiva dipendenza dal wholesale funding a breve termine proveniente dal mercato dei prestiti interbancari. Di conseguenza, il G20 ha lanciato una revisione della regolamentazione bancaria nota come Basilea III. Oltre alle modifiche ai requisiti patrimoniali, il regolamento di Basilea III ha introdotto anche due requisiti di liquidità:

  • il coefficiente di copertura della liquidità (LCR);
  • il coefficiente netto di finanziamento stabile (NSFR).

Durante la prima fase della crisi finanziaria iniziata nel 2007 tante banche, nonostante gli adeguati livelli patrimoniali, sono andate incontro a problemi per non aver gestito in maniera prudente la liquidità. Quella crisi, di fatto, ha messo in risalto l’importanza di questo aspetto per il corretto funzionamento dei mercati finanziari e del settore bancario.

Che cos’è l’LCR

Nel caso di una crisi finanziaria, una corsa dei risparmiatori agli sportelli delle banche per ritirare il proprio denaro potrebbe rivelarsi disastrosa per l’economia globale. Un rischio che non è passato inosservato al settore finanziario e creditizio ed è il motivo per cui è stato ideato l’LCR (il rapporto di copertura della liquidità). Ma che cos’è e qual è il coefficiente di copertura della liquidità e come potrebbe aiutare a proteggere le banche e gli istituti finanziari da un possibile collasso finanziario?

 Sviluppato dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (BCBS), il rapporto LCR è il principale insegnamento dellAccordo di Basilea. L’LCR è stato proposto per la prima volta nel 2010 prima di ricevere l’approvazione definitiva nel 2014, anche se il requisito del 100% non è stato richiesto alle banche fino al 2019 (vi è stata una fase applicativa graduale, partendo dal 60% di requisito nel 2015, e via via aumentato nel corso degli anni). Ma cosa significa la sigla LCR (letteralmente il rapporto di copertura della liquidità)?

In sintesi, il liquidity coverage ratio o tasso di copertura della liquidità esprime la capacità di una banca di coprire le esigenze a breve con gli asset altamente liquidi detenuti. Per esempio:

  • denaro;
  • titoli di stato;
  • titoli corporate

LCR: a che cosa serve

Questa misura serve per evitare che l’istituzione bancaria incorra in una qualche difficoltà sul piano della liquidità per coprire le obbligazioni a breve termine. Dunque, le banche sono tenute a detenere LCR in quantità almeno pari al totale delle obbligazioni dei successivi 30 giorni. È stata scelta la scadenza dei 30 giorni perché, in una crisi finanziaria, la risposta dei governi e delle banche centrali richiederebbe normalmente un arco di tempo di circa 30 giorni.

In altre parole, il coefficiente di copertura della liquidità è uno stress di cassa inteso a garantire che le banche e gli istituti finanziari dispongano di un livello di capitale sufficiente per superare eventuali interruzioni a breve termine della liquidità.

La formula per calcolare il rapporto LCR

C’è una formula del rapporto LCR tramite la quale è possibile calcolare l’LCR:

LCR = importo delle attività liquide di alta qualità (HQLA) / importo totale del flusso di cassa netto

Pertanto, per calcolare l’LCR si dovrà dividere le attività liquide di alta qualità della banca per i loro flussi di cassa netti totali nel corso di uno specifico periodo di stress test di 30 giorni.

In sostanza, l’LCR concerne la gestione del rischio di liquidità a breve termine, valutando la capacità della banca di coprire le sue esigenze di liquidità per un periodo di 30 giorni in uno scenario di stress di cassa.

Limiti dell’LCR

Le difficoltà incontrate da alcune banche sono imputabili al mancato rispetto dei principi basilari di gestione del rischio di liquidità. Ecco perché la formula del rapporto LCR è estremamente importante perché garantisce che le banche e gli istituti finanziari dispongano di un sostanziale cuscinetto finanziario in caso di crisi.

Tuttavia, ci sono un paio di limitazioni significative associate allLCR. In primo luogo, richiede che le banche trattengano più liquidità. Di conseguenza, potrebbero essere concessi meno prestiti alle imprese o ai consumatori. È anche fondamentale ricordare che è impossibile sapere se il rapporto LCR fornisca un cuscinetto finanziario sufficientemente solido per le banche fino a quando non si verificherà la prossima crisi finanziaria, ma a quel punto il danno sarà già fatto.

Che cos’è l’HQLA

 Nel calcolo dell’LCR è cruciale un’altra sigla: l’HQLA. Il Bank for International Settlements (BIS) definisce l’High Quality Liquid Assets così: “Le attività sono considerate HQLA se possono essere facilmente e immediatamente convertite in denaro con una perdita di valore minima o nulla. La liquidità di un asset dipende dallo scenario di stress sottostante, dal volume da monetizzare e dall’orizzonte temporale considerato. Tuttavia, ci sono alcune attività che hanno maggiori probabilità di generare fondi senza incorrere in forti sconti nei mercati delle vendite o dei contratti di riacquisto a causa delle vendite forzate anche in periodi di stress”.

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HOLA e Livello 1, Livello 2A e Livello 2B

Le HQLA sono, dunque, attività che possono essere convertite in contanti in modo rapido e semplice. Secondo l’Accordo di Basilea, ci sono tre categorie di attività liquide: Livello 1, Livello 2A e Livello 2B:

  • Livello 1 – queste attività includono monete e banconote, esposizioni verso banche centrali e attività che rappresentano crediti verso o garantiti da alcune amministrazioni centrali o regionali, autorità locali o organismi del settore pubblico. Principalmente, le attività di livello 1 non sono scontate quando si calcola il rapporto LCR;
  • Livello 2A – queste attività includono titoli emessi/garantiti da specifici enti sovrani o banche multilaterali di sviluppo, nonché titoli emessi da specifici enti sovrani di paesi terzi. Principalmente, gli asset di livello 2A hanno uno sconto del 15%;
  • Livello 2B – questi asset includono debito societario di investment grade e azioni ordinarie quotate in Borsa. Principalmente, gli asset di livello 2B hanno uno sconto del 25-50%.

Le banche e gli istituti finanziari devono mantenere un tasso di copertura della liquidità pari o superiore al 100%. Nella maggior parte dei casi, le banche manterranno un livello di capitale più elevato per garantirsi un maggiore margine finanziario.

Che cos’è l’NSFR

L’indice LCR è integrato da un altro indicatore: il Net Stable Funding Ratio o il tasso di finanziamento netto stabile. L’NSFR ha uno sguardo a medio-lungo termine sulla gestione del rischio di liquidità di una banca, valutando la capacità di finanziare i suoi attivi e impegni nel corso di un anno in uno scenario di stress di cassa.

Il tasso di finanziamento netto stabile è dato dal rapporto tra:

  • ammontare disponibile di provvista stabile;
  • ammontare obbligatorio di provvista stabile.

Anche in questo caso, il requisito minimo fissato è del 100%.

Che cos’è la provvista stabile

Ma che cosa si intende per provvista stabile? Sono i capitali di rischio e di debito che si ritengono costituire fondi affidabili per un orizzonte temporale di 12 mesi e in condizioni di stress prolungato.

Questa provvista stabile comprende:

  • capitale;
  • azioni privilegiate con scadenza da un anno in su;
  • passività con scadenza da un anno in su;
  • depositi a vista per il funding non a breve termine;
  • quota di funding wholesale a lungo termine.

Detto in altri termini, il Net Stable Funding Ratio ha come obiettivo di calcolare la proporzione del finanziamento stabile disponibile (“ASF”), tramite azioni e determinate passività, rispetto al finanziamento stabile richiesto (“RSF”) tramite le attività.

Implementazione dell’NSFR

Anche il coefficiente netto di finanziamento stabile è stato introdotto nell’ambito di Basilea III ed è entrato in vigore nel 2018. Il requisito del 100% è divenuto vincolante solo dal 30 giugno 2021.

LCR e NSFR, le critiche

Nel mondo bancario e finanziario non mancano le critiche e i dubbi sulle caratteristiche di LCR e NFSR. Anzitutto, le perplessità si basano su questo assunto: siccome una banca trae profitto da investimenti a medio/lungo termine a fronte di una raccolta a breve termine (a tasso contenuto), con il Liquidity Coverage Ratio e il Net Stable Funding Ratio (NSFR) questo meccanismo sarebbe alterato.

Per come sono stati concepiti, le banche per rispettare questi due standard puntano a concentrarsi su attività che siano le meno rischiose possibili e a prestare denaro con scadenze che siano il più in linea possibile con quelle dei prestiti ricevuti, assottigliando il margine di guadagno.

In particolare, per quanto concerne l’NSFR, la critica principale degli operatori del settore prende le mosse dal fatto che il tasso di finanziamento netto stabile sarebbe articolato considerando scenari di panico dovuti a una crisi economica, prevedendo il grado di rischio di un investimento in caso di shock senza essere però riusciti ad anticipare l’effettivo andamento di mercato in fase negativa.

Noi di Save aiutiamo gli enti creditizi, tramite l’ausilio della suite TigreArm, nella predisposizione delle segnalazioni armonizzate LCR e NSFR, nonché nel monitoraggio degli indicatori, con possibilità di analisi predittive, attraverso il modulo di Business Intelligence MidaBI (disponibile sia per versione desktop che per versione Mobile).

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