La finanza sostenibile piace agli italiani anche se rende meno

La finanza sostenibile attrae i risparmiatori in Italia: il 63% dei cittadini da Nord a Sud della Penisola è disposto a investire la propria liquidità in eccesso in prodotti che facciano dell’impegno verso l’ambiente, della tutela della diversità di genere e dei valori del buon governo societario la propria bandiera. C’è persino una fetta di investitori (il 15%) che è orientata a scegliere questi strumenti finanziari quandanche offrano rendimenti inferiori rispetto a soluzioni più tradizionali.
L’appeal è stato fotografato da un sondaggio realizzato dalla Consob (l’organo di controllo sul sistema finanziario italiano) su un campione di 1.436 intervistati e i cui risultati compongono il quadro 2022 che dipinge le scelte di investimento delle famiglie italiane.
Per quanto la finanza sostenibile sia una calamita per chi cerchi un risparmio dall’impatto socio-ambientale positivo, la strada verso una consapevolezza del grande pubblico su questi temi è ancora in salita nel nostro Paese, considerato che “le conoscenze sulla finanza sostenibile sono scarsamente diffuse tra gli investitori italiani”, come certifica la Consob nel suo rapporto.
Non solo limitata educazione. C’è anche il fenomeno del greenwashing a ostacolare la marcia dei fattori Esg (acronimo di Environmental, Social e Governance) nel settore di risparmio, credito e finanza in Italia.
Finanza sostenibile: cos’è e qual è la sua mission
Secondo la definizione che ne dà la Banca d’Italia, con il termine “finanza sostenibile” si intende la “finanza che tiene in considerazione fattori di tipo ambientale (Environmental), sociale (Social) e di governo societario (Governance), i cosiddetti fattori Esg, nel processo decisionale di investimento, indirizzando i capitali verso attività e progetti sostenibili a più lungo termine”.
La finanza sostenibile è dunque l’applicazione del concetto di sviluppo sostenibile all’attività finanziaria. E come si traduce, in concreto, per i risparmiatori?
“Fare un investimento finanziario che tenga conto dei fattori Esg – spiegano ancora da Bankitalia – significa quindi investire in imprese che compiono scelte aziendali sostenibili, coerenti con i principi del Global Compact delle Nazioni Unite, relativi a diritti umani, standard lavorativi, tutela dell’ambiente e lotta alla corruzione, gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile e dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici”.
Tra gli investimenti sostenibili, un ruolo da protagonista lo gioca la cosiddetta “finanza verde”. Un’espressione sotto il cui ombrello convergono tutti quegli strumenti finanziari che aiutano i risparmiatori ad abbracciare la transizione energetica e a tradurre in pratica la lotta al riscaldamento globale.
Come spiegano ancora da Bankitalia, infatti, “gli investitori e le istituzioni finanziarie possono contribuire a contrastare il cambiamento climatico, orientando gli investimenti verso imprese e progetti con obiettivi legati alla transizione energetica e, più in generale, alla tutela dell’ambiente”.
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Piacciono gli investimenti sostenibili: la fotografia della Consob
Per quanto il possesso di investimenti sostenibili sia ancora “poco diffuso” tra gli italiani, il sondaggio realizzato dalla Consob nel 2022 certifica quanto la finanza “responsabile” mantenga la sua forza di attrazione tra i risparmiatori di casa nostra. E questo è particolarmente evidente quando lo sguardo degli investitori è puntato al futuro: il 57% degli intervistati sostiene di essere propenso, nel giro di due anni, a cambiare le proprie scelte di asset allocation a favore di prodotti sostenibili. Un valore che schizza al 74% tra gli intervistati che sono già propensi alla finanza responsabile e al 94% tra coloro che hanno già sottoscritto prodotti di questo genere.
Non solo: “In un contesto di incertezza economica e geopolitica, caratterizzato da una brusca impennata dell’inflazione e dalla guerra in Ucraina, il 15% degli italiani – si legge in una nota di sintesi del report – si dice interessato ad investire in prodotti finanziari sostenibili anche a costo di accettare rendimenti più bassi rispetto a quelli prospettati da altre forme di investimento”.
Numeri ancora di nicchia se si considera che il 48% degli intervistati apra all’idea di investire in prodotti finanziari Esg “solo a condizione che i rendimenti siano pari o addirittura superiori a quelli offerti da investimenti non sostenibili”. Ma la strada è ormai tracciata.
Per quanto riguarda le preferenze sui prodotti finanziari sostenibili, i risultati del sondaggio parlano chiaro:
- il 34% degli intervistati predilige investimenti che incoraggino uno o più obiettivi Esg;
- il 28% del campione è interessato a investimenti che escludano specifiche attività come la produzione di armi;
- il 19% indica opzioni ecosostenibili e allineati alla tassonomia europea;
- il 17% è orientato su investimenti maggiormente ispirati al rispetto di valori e principi etici.
Donne e giovani, l’identikit dell’investitore “responsabile”
Ma qual è l’identikit del risparmiatore che ha a cuore la sostenibilità del Pianeta, la lotta alle diseguaglianze e le politiche per l’inclusione? Secondo l’analisi della Consob, l’interesse è più diffuso tra:
- le donne;
- i giovani;
- gli investitori più abbienti;
- gli investitori “più alfabetizzati” (ovvero quelli con conoscenze finanziarie e di base sulla finanza sostenibile più elevate).
Inoltre, il termometro dell’interesse verso la finanza sostenibile sale anche tra “gli investitori più inclini a un processo decisionale strutturato (ritenendo prioritaria l’identificazione dell’obiettivo da raggiungere con le scelte di investimento), tra gli intervistati supportati da un professionista e tra coloro che ritengono importante comunicare le proprie preferenze in materia di sostenibilità all’intermediario di riferimento”, riporta ancora il report.
In generale, istruzione, posizione finanziaria solida, tolleranza verso le perdite nel breve termine, fiducia nel sistema finanziario e conoscenze finanziarie sono tutti fattori propulsori agli investimenti responsabili e orientati ai criteri Esg.
Greenwashing: ecco il “nemico” della finanza sostenibile
Se l’avversione al rischio e la percezione di performance finanziarie basse contribuiscono alla diffidenza verso questa tipologia di investimenti, è la mancanza di conoscenze il principale deterrente verso la sottoscrizione di prodotti di finanza “responsabile”. C’è però anche un altro “nemico” in agguato: la paura del “greenwashing”.
“I dati rivelano che il greenwashing, inteso come affermazioni fuorvianti sulle effettive caratteristiche di sostenibilità dei prodotti, è fra i timori e i rischi percepiti dagli investitori”, osserva Chiara Mosca, commissaria Consob: “Il contrasto del greenwashing è una priorità globale ed è nell’agenda dei regulator internazionali”.
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