Eba, i nuovi stress test 2023 per le banche: che cosa prevedono

L’Eba (European Banking Authority) lancia a fine gennaio 2023 i nuovi stress test per 76 banche europee, delle quali 9 italiane. Creata nel 2011 con lo scopo di regolamentare e controllare gli istituti di credito, l’Autorità bancaria europea con sede a Parigi avvierà questi “esami” per verificare la tenuta delle banche a 360 gradi.
Questi test si svolgeranno per tutto il primo semestre di quest’anno, con le banche che entro marzo 2023 invieranno a Eba e Bce (la Banca centrale europea) le prime elaborazioni. Poi scatteranno le interlocuzioni con Eba e Bce, che da parte loro effettueranno le verifiche. I risultati di questa tornata di stress test saranno pubblicati entro la fine di luglio.
Perché gli stress test sono importanti
Di certo gli esiti degli stress test saranno importanti per capire eventuali richieste che confluiranno nei processi Srep (dall’inglese “Supervisory Review and Evaluation Process”) che consentono di analizzare in modo coerente i profili di rischio delle banche e di assumere decisioni sulle misure di vigilanza da intraprendere. In particolare, questa fase fondamentale dell’attività di vigilanza sarà cruciale per gli “orientamenti di secondo pilastro” (Pillar 2 Guidance, P2G), che indicano il livello di capitale che, secondo la Bce, le banche dovrebbero mantenere in aggiunta ai requisiti patrimoniali obbligatori. Un requisito di capitale minimo al di sopra del quale gli istituti di credito possono distribuire o meno i dividendi e procedere con l’acquisto di azioni proprie (Buy Back).
Valutare la resilienza delle banche
Dopo quelli svolti nel 2022, dedicati alla questione “green” e al cambiamento climatico in corso in tutto il Pianeta, quelli di quest’anno valuteranno la resilienza delle banche dell’Unione europea in uno scenario di base macroeconomico comune e in uno scenario avverso comune nel periodo 2023-2025.
Quali sono le banche italiane coinvolte
Le banche italiane sottoposte agli stress test dell’Eba sono nove: Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Bpm, Mediobanca, Mps, Bper, Credem, Iccrea e Cassa Centrale Banca. Per quest’anno, l’Authority bancaria ha aumentato del 50% il numero degli istituti di credito sottoposti a queste “prove” portandolo a 76. Queste banche entrano nel campione poiché hanno raggiunto una copertura di circa il 70% del settore bancario nell’area dell’Euro. In linea con questo ampliamento, nel nostro Paese la cifra è quasi raddoppiata: da cinque nel 2021 a nove nel 2023.
L’allargamento della platea non è però la sola novità. Le altre riguardano le modalità e le procedure di svolgimento degli stress test. Con la conseguenza che potrebbero cambiare anche i risultati finali.
Le novità metodologiche 2023
A cominciare dal fatto che a novembre 2022, l’Eba ha reso note alcune novità metodologiche. Di che cosa si tratta? In teoria, si potrebbe dire che l’Autorità bancaria europea concederà minore autonomia alle banche nel simulare gli impatti degli scenari.
Qualche esempio per chiarire. A proposito dei proventi da commissione, le banche non potranno più usare modelli interni per proiettare le variabili macroeconomiche, ma i modelli stavolta sono stati elaborati direttamente dall’Eba. Anche per quanto concerne la verifica del rischio di credito nei singoli settori economici, l’Authority ha previsto il rispetto di determinati requisiti, con misure più stringenti. L’obiettivo è di passare al setaccio la capacità di resilienza delle banche di fronte agli effetti del caro-energia e dei diversi scenari di variazione del Pil sui singoli settori Ateco, con particolare attenzione al manifatturiero, il settore più esposto allo shock energetico del rincaro di elettricità e gas e all’impennata dell’inflazione.
Così come, secondo le note dell’Eba, la metodologia del rischio di credito include un aumento prescritto del Rea per le esposizioni derivanti da cartolarizzazione, nonché shock prescritti alle perdite per rischio di credito per le esposizioni sovrane.
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L’impatto degli stress test in Europa
L’impatto degli stress test a livello di Ue è riportato in termini di capitale Cet1 (Common Equity Tier 1), chiamato anche patrimonio di base di un istituto, formato dal capitale versato, dalle riserve e dagli utili non distribuiti. Inoltre, per ogni anno di esercizio saranno riportati gli indicatori Tier 1 capital ratio (chiamato patrimonio di base o di qualità primaria perché costituisce il nocciolo duro del capitale di ogni banca del mondo), e il total capital ratio (il rapporto fra il patrimonio di vigilanza totale e il valore delle attività ponderate per il rischio), nonché il leverage ratio degli istituti di credito, cioè il rapporto tra il capitale netto della banca e il totale delle attività, che permette di valutare l’esposizione degli istituti al rischio di leva finanziaria eccessiva.
Le banche inoltre saranno tenute a proiettare l’impatto degli scenari definiti, utilizzando propri modelli, ma rimanendo soggette a severi vincoli e a un’attenta revisione da parte delle autorità competenti. Per le proiezioni delle commissioni nette, dei fattori di ponderazione del rischio delle cartolarizzazioni e del percorso della perdita su crediti delle esposizioni sovrane, le banche sono tenute a utilizzare i parametri prescritti dagli stress test dell’Eba.
Copertura del rischio
La prova di stress a livello di Ue si concentra principalmente sulla valutazione dell’impatto dei fattori di rischio sulla solvibilità delle banche. Gli istituti di credito sono tenuti a sottolineare il seguente insieme comune di rischi:
- rischio di credito, comprese le cartolarizzazioni;
- rischio di mercato, Ccr e Cva;
- rischio operativo, incluso il rischio di comportamento.
Oltre ai rischi sopra elencati, le banche sono tenute a proiettare l’effetto degli scenari su NII – il Net Interest Income o margine d’interesse (utile netto da interessi) – e a “stressare” le voci di conto economico e capitale non coperte da altri tipi di rischio. I rischi derivanti da esposizioni sovrane sono coperti dal rischio di credito e dal rischio di mercato, a seconda del loro trattamento contabile.
Come si svilupperà il processo
Il processo per l’esecuzione dello stress test a livello di Ue prevede una stretta cooperazione tra l’Eba, le autorità nazionali competenti e la Bce (Banca centrale europea), nonché il Cers (Comitato europeo per il rischio sistemico):
- lo scenario macroeconomico avverso e gli eventuali shock specifici del tipo di rischio collegati allo scenario sono sviluppati dal Cers e dalla Bce in stretta collaborazione con le autorità competenti, l’Eba e le banche centrali nazionali. In particolare, la Bce fornisce lo scenario di riferimento macroeconomico;
- l’Eba coordina l’esercizio, definisce la metodologia comune nonché gli orientamenti minimi di garanzia della qualità per le autorità competenti e ospita uno strumento centrale di domande e risposte. Inoltre l’Eba funge da hub di dati per la diffusione finale dell’esercizio comune. L’Autorità bancaria europea fornisce infine statistiche descrittive comuni alle autorità competenti ai fini dei controlli di coerenza basati sulle comunicazioni delle banche.
Le autorità competenti hanno il compito di trasmettere alle banche le istruzioni su come completare l’esercizio e di ricevere le informazioni direttamente dalle banche. Le autorità competenti sono anche responsabili del processo di garanzia della qualità. Per esempio, per convalidare i dati delle banche e i risultati delle prove di stress sulla base di calcoli bottom-up, nonché per rivedere i modelli applicati dalle banche a tale scopo.
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